No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100403

sacro cuore


Cuore Sacro – di Ferzan Ozpetek 2005

Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: come doventare sora


Irene è giovane, bella, divorziata; guida un gruppo aziendale che fa principalmente speculazioni su ristrutturazioni o acquisizioni di immobili, e lo fa alla grande, sostenuta da sua zia Eleonora.
Apparentemente senza scrupoli, quando decide di ristrutturare il vecchio palazzo di famiglia per farci dei mini-appartamenti, lavori per i quali ha bisogno della firma anche dell’altra zia, ricoverata in un lussuoso ospizio, si ritrova ad affrontare i fantasmi del passato, fantasmi che sembrano scaturire tutti dalla stanza dove sua madre finì i suoi giorni, forse costrettavi. Nella vita di Irene entrano una serie di personaggi che, insieme al suo improvviso mutamento interno, la trasformano in una donna dedita esclusivamente agli altri, in special modo ai più sfortunati.

Se si parte dal presupposto che Ozpetek è turco, ci verrà da dire "ma che vuole questo? Come si permette di venire ad insegnarci l’Italia?". Se invece si ammette che è ormai a pieno titolo italiano (e lo si vede alla grande anche solo dal film che propone con coraggio in questo preciso momento storico e socio-politico), possiamo riconoscergli di essere senz’altro, attualmente, tra i registi italiani che riescono ad attirare più persone al cinema con temi non facili.
Probabilmente, questo film ha alcuni difetti, magari l’invadenza delle musiche, o la staticità di alcuni attori (che comunque Ozpetek riesce a far rendere abbastanza bene) e di alcune scene, la pomposità di altre (ma le scene madri devono essere pompose; e, anche se tutti i critici hanno fatto a gara a riconoscere e sviscerare le citazioni e i riferimenti, le scene della "svestizione" e della "presa di coscienza" di Irene lasciano sicuramente il segno), ciò non toglie che Cuore Sacro sia un film bello, commovente e socialmente utile, nonché attuale.
Spogliatevi anche voi del politically incorrect, che va ovviamente di moda dopo quello correct, prima di entrare in sala, e godete della bontà e della folgorazione di Irene.
Immensa la Bobulova (altra non italiana, che è arrivata a livelli altissimi addirittura nella pronuncia della lingua; non ci scordiamo che c’è chi non sa ancora parlare l’italiano essendo italiano), ho terminato le parole per incensarla. Guardatela e basta.

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