Build A Rocket Boys! - Elbow (2011)
Lo definirei meditativo, in un certo qual modo, questo quinto disco della band di Ramsbottom. Più Genesis (quelli veri, quelli con Gabriel; anzi, a dire il vero gli Elbow ricordano molto più i lavori solisti di Gabriel che quelli con i Genesis) che Radiohead, seppur mutuati in una "versione" decisamente più accessibile, dove comunque la forma canzone tende a dilatarsi, a farsi quasi liquida, in divenire, grandi musicisti che però dosano la sapienza e la mettono al servizio della musica (tanto è vero che i suoni sono rarefatti, minimali, accennati, spesso e volentieri), accompagnati, diciamo così, dalla voce del loro condottiero, nonché poeta (quindi occhio, se ce la fate, pure ai testi), Guy Garvey, che a me suona come, appunto, un po' Peter Gabriel non troppo world music, molto Sting low profile, con un pizzico di Dave Matthews.
Non lasciatevi trarre troppo in inganno dall'apertura di The Birds (ripresa verso la fine), fin troppo elettronica per gli Elbow: il seguito è tutto un fluire di languide canzoni vellutate (Jesus Is A Rochdale Girl, The Night Will Always Win e The River le vette, a mio giudizio - in quest'ultima il "fantasma" di Gabriel pare quasi materializzarsi -), tra le quali si distaccano solo Neat Little Rows, un po' più sostenuta (ma solo un po'), e Open Arms, con un crescendo corale che sembra infinito.
Non di certo il mio genere favorito, ma anche chi non li ha mai avvicinati potrebbe lasciarsi abbindolare da questo Build A Rocket Boys!
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