The People's Key - Bright Eyes (2011)
Al settimo album, la creatura di Conor Oberst, con i fidi scudieri Mike Mogis e Nate Walcott, riesce a piacermi almeno un po'. A differenza di molti, non ero mai riuscito ad apprezzare i loro lavori precedenti. Non che mi faccia impazzire, ma questo nuovo lavoro, più denso, strutturato, eclettico, meno minimale, più arrangiato, piazza alcuni colpi ben assestati. Sia chiaro, non è esente da difetti, a mio parere. Troppa enfasi, troppe "voci fuori campo", troppa autoindulgenza, al solito, a Oberst piace molto rimirarsi negli specchi.
Ma, diciamocelo, dopo la palla iniziale di Firewall, Shell Games e Jejune Stars fanno centro al primo ascolto, con quel pop leggero ma ricercato, e quel songwriting spesso azzeccato.
Bella anche Triple Spiral, i Bright Eyes mantengono quell'asimmetricità che li rende piacevoli, ma non omologati: ascoltare Ladder Song, una ballad gradevole, ma strana.
I testi parlano più volte del rastafarianesimo. Chissà che in un prossimo futuro non vedremo Oberst con i dreadlocks.
1 commento:
OH! di siuro un ci 'apisco nulla, ma anche questi qui un ce la fo' a sentilli
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