La vita come viene - di Stefano Incerti (2002)
Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)
Giudizio vernacolare: so' tutti tristi
Paola e Paolo vivono una vita molto agiata, ma noiosa, il fuoco si è spento. Hanno due bambini, una casa chic, una bella macchina e un'utilitaria, una babysitter e vestiti buoni. Da un po' di tempo, Paola riceve lettere d'amore da un ammiratore segreto; è cliente fissa di una libreria, dove Laura la riceve sempre con un grande sorriso.
Forse nella stessa città italiana, in un imprecisato luogo del centro-nord, Beppe è un bravo musicista jazz che ha perso la moglie, e probabilmente ha rinunciato da una carriera musicale perché ha un figlio con qualche problema di salute. Poi c'è Karl, un professore di filosofia che vive da solo, ed è davanti ad un bivio, anche lui per un problema di salute. Marco è un giovane geometra che perde il lavoro, e non sa come dirlo alla moglie Fiorella; si lascia convincere a partire per il fine settimana, per portare la loro bambina ad un parco divertimenti.
Infine ci sono Max e Giorgia. Lui dentista con la passione del wargames, lei hostess, sono giovani, belli, aitanti, e ancora giocano quando fanno l'amore, a volte facendosi anche prendere un po' troppo la mano.
Incerti come Altman ed altri maestri? Magari, fra un po'. Il tentativo di film corale all'italiana riesce senz'altro meglio che ad altri, ma si invischia in un taglio un po' troppo televisivo, che appiattisce il tutto, e nei passaggi da una storia all'altra non riesce a trovare l'amalgama e la fluidità corretta. I personaggi fanno tenerezza, posseggono l'incertezza che potrebbe far palpitare i cuori, ma manca loro sempre qualcosa, e lo spettatore rimane distante.
Insopportabile la colonna sonora. Innegabile però, che Incerti sia piuttosto coraggioso.
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