No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110312

il libertino


The Libertine – di Laurence Dunmore (2006)


Giudizio sintetico: si può perdere (2/5)

Giudizio vernacolare: popo' di sudiciume dé

Vita spericolata e scellerata di John Wilmot, secondo Conte di Rochester, nato il primo aprile 1647 e morto il 26 luglio 1680 in Inghilterra. Amico del Re Carlo II, col quale però aveva un rapporto conflittuale, considerato una mente grande e fertile, abile scrittore, era più famoso per il suo stile di vita libertino, appunto, per i suoi forti appetiti sessuali e il suo amore per l’alcool. Nonostante fosse sposato, con una moglie che sapeva della sua doppia e dissoluta vita, l’inizio della sua rovina fu l’amore per l’attrice teatrale Elizabeth Barry, per la quale fece molto e dalla quale fu poi tradito e lasciato nel dimenticatoio. La sifilide fece il resto, fino ad una fine ingloriosa, nel letto di casa, pentito e convertito.

A parte la discutibile figura alla quale il film è interamente dedicato (che libertino è uno che, alla fine, dopo aver fatto della trasgressione e dell’eccesso la sua filosofia di vita, si converte in punto di morte?), ad ogni modo piuttosto interessante, il film del debuttante Dunmore, tratto da un’opera teatrale di Stephen Jeffreys, qui sceneggiatore, e a suo tempo recitata, nella parte principale, da John Malkovich, qui presente come interprete del Re Carlo II, ma anche in veste di produttore, ha alcuni pregi, ma soffre di qualche colpevole difetto, che ne fa un’opera certamente non indimenticabile (o dimenticabile, fate voi).
Buona la scelta di affidarsi alle luci naturali, dando al tutto un’impronta cupa ma rispondente all’epoca storica, piuttosto accurate le ricostruzioni storico-ambientali.
Interessante la scelta, in testa e in coda, di far parlare direttamente in camera il protagonista, e buona la prima parte, anche se mai abbastanza coinvolgente. Pessima la seconda parte, dove manca un qualcosa che leghi l’inizio della caduta di Wilmot e il suo riapparire claudicante e devastato dalla sifilide, e si tirano le somme un po’ troppo in fretta. Poco approfondita, in generale, la psicologia del personaggio/genio che però, lascia ai posteri solo poemi erotici e poco più, e, nonostante il suo disprezzo per il potere, si lega sempre indissolubilmente con l’amico/nemico Re, fino a salvargli il culo con un discorso in parlamento, pur se ormai sul punto di morire. Cast importante, che appare un po’ sprecato se diretto così, evidentemente senza grande perizia. Non rimarranno memorabili le prove di Depp, Malkovich, Morton e Pike.

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