La fine delle certezze si ha quando una mattina ti alzi, e ti ritrovi a tifare Francia perché è quella che spinge per intervenire militarmente in Libia, a supporto dei ribelli anti-Gheddafi. Ti pensavi pacifista, e invece da giorni sentivi che qualcosa bisognava fare. La tua reazione all'intervento è positiva, poi ti trovi ad ascoltare persone che sostengono, con temi che erano un po' i tuoi ai tempi del secondo intervento in Iraq, che non si doveva intervenire. Poi ti trovi ad ascoltare altre persone che addirittura sostengono che quelli pacifisti ai tempi dell'Afghanistan e dell'Iraq, adesso sarebbero interventisti perché Gheddafi è amico di Berlusconi. Qui ti viene un po' da vomitare, ma ti interroghi su dove sono finite le tue certezze.
La fine delle certezze si ha pure quando ti accorgi che molte delle persone con le quali hai condiviso anni della tua giovinezza, sono lontani anni luce dal tuo modo di concepire la vita. E pure molte delle persone che ti capita di frequentare adesso, ti sembrano di un altro pianeta quando il discorso va oltre il tempo o cos'hai fatto domenica, ti appaiono enormemente egoiste quando soprattutto si parla di immigrati, ti immagini che un salto all'indietro nel tempo gli farebbe benissimo, non di molto, basterebbe agli inizi del 1900, quando gli italiani emigravano in tutto il mondo con la valigia di cartone tenuta insieme dallo spago: già quando parli di cosa guardano alla televisione dopo cena, tutte le tue certezze sembrano svanire nell'etere.
La fine delle certezze, però, è stata qualche anno fa, quando hai cominciato a pensare che quando ti ripetevi che la tua anima gemella doveva essere in qualche luogo, anche lontano, ma prima o poi l'avresti incontrata, lo facevi solo per non immaginarti di invecchiare da solo. Poi, una mattina, ti sei svegliato che avevi 45 anni, e considerando che la vita media è stimata sugli 80, avevi già passato più della metà della tua vita da solo. Quella si, che era una certezza.
La fine delle certezze accade quando, ad ogni singolo movimento di personale, sul luogo di lavoro, ti accorgi che, nonostante il tuo capo ti dimostri immutata e apparentemente infinita stima, e che continui a contare su di te per sgravarsi un po' di lavoro, affidandoti compiti che in teoria riguarderebbero inquadramenti di due volte superiori ai tuoi, tutti sembrano, come si dice, "passarti avanti". Ti fermi un attimo, fai un bel respiro, e ti prepari mentalmente un bell'intervento di lamentela, come pochi mesi fa, intervento che non hai fatto perché, ancora una volta, il tuo capo ti ha detto che entro qualche settimana ti avrebbe promosso di un paio di inquadramenti, segandoti le lamentele. Quelle settimane sono passate, e sulla tua busta paga ci sono scritte sempre le stesse cose, quindi ti senti incazzato, sminuito, messo da parte, mentre tu in effetti continui a ricevere attestati di stima dai superiori che non sono il tuo capo, e ti prepari a reclamare giustizia. Poi ti ricordi che alla pensione mancano sempre più di 15 anni, e che in fondo i soldi che guadagni ti bastano e ti avanzano per vivere più che dignitosamente, pensi all'egoismo che ti infastidisce nei tuoi conoscenti di cui sopra, ti ricordi che la carriera non ti è mai interessata, che la vita è altro, che è sufficiente che tu lo sappia per te stesso, che dai il massimo, spesso parecchio più di altri, magari pure di quelli che ti "passano avanti", e che nessuno può rimproverarti di non avere spirito aziendale, e allora ti rilassi e ti metti a leggere un libro.
Ma la fine delle certezze più grande di tutti i finali della certezza, avviene quando guardi due o tre siti meteo, e vedi che nessuno prevede pioggia, esci di casa la mattina alle 6,00 e lasci lo stenditoio pieno di panni ad asciugare sul terrazzo, e poi alle 10,00 inizia a piovere. Questo si che ti fa dire che non hai più certezze.
8 commenti:
Per lo meno i post di jumbolo sono sempre una certezza! :)
penso di averlo scritto un centinaio di volte questo post, ma solo nella mia testa. Grazie per averlo messo nero su bianco.
Condivido ogni riga. Anche per me è un momento di totale disorientamento, non credo sia solo un problema anagrafico.
A proposito degli immigrati/migranti, ho saputo recentemente che negli anni '50 medici incaricati dal governo belga visitavano sui binari della Stazione Centrale di Milano i calabresi che si accingevano a partire per lavorare nelle miniere del Belgio. A chi non era ritenuto fisicamente idoneo si impediva di partire. E una simile barbarie aveva luogo sotto gli occhi di tutti, nella "civilissima" Milano. Così, tanto per non dimenticare le umiliazioni cui noi italiani siamo stati sottoposti fino a qualche decennio fa.
Bellissimo, amaro post. Però, però, usare il tempo come misura ha dei limiti: e se trovi la persona giusta, una sola settimana con quella persona potrà riscattare una vita di solitudine sentimentale.
grazie
Qui siamo a rischio "saga"...
Monty :))
grazie a tutti per i commenti
grazie a te ale. ;).
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