Blue Valentine - di Derek Cianfrance (2010)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: e ce n'è tanti messi'osì pultroppo
Il matrimonio di Cindy e Dean, che vivono in Pennsylvania, si sta sgretolando poco a poco. Nonostante una splendida figlioletta, Frankie, Cindy, che ha lasciato gli studi di medicina, e adesso lavora come infermiera, è molto frustrata dalla mancanza di ambizione di Dean, che si accontenta di fare l'imbianchino, un lavoro "che gli permette di bere una birra alle otto del mattino". Dean non riesce a vederci niente di male, ed ama ancora profondamente Cindy, ma anche lui sopporta a malapena di vederla così infelice.
E pensare che il loro era stato un colpo di fulmine, un amore a prima vista, una storia che era andata avanti nonostante tutte le difficoltà, ed il fatto che entrambi provenissero da famiglie o inesistenti (quella di Dean), oppure tenute insieme per abitudine (quella di Cindy).
Incuriosito dalla candidatura all'Oscar come miglior attrice protagonista di Michelle Williams (Cindy, davvero brava, ed ogni volta che la vedo non mi capacito di come si possa passare da Dawson's Creek ad una candidatura all'Oscar, ma è un limite mio), sono andato a cercarmi questo film, di questo regista definiamolo "oscuro", visto che ha praticamente fatto solo documentari, fino a adesso.
L'impressione è quella di un film onesto e molto sentito (e pure molto voluto, visto che la leggenda vuole che tra il progetto e la realizzazione siano passati qualcosa come 10 anni, visto che si vocifera che la Williams abbia ricevuto il primo copione quando aveva 21 anni....adesso ne ha 30!), tutto incentrato sull'amore a prima vista ma soprattutto, sulla dissoluzione di un amore, tema che hanno affrontato i grandi cineasti, ma che a me, che ho ancora un orizzonte evidentemente limitato, ha fatto pensare ad una sorta di sequel pessimista dell'accoppiata Before Sunset/Before Sunrise.
Interessante e ben dosato l'uso dei flashback, con i quali Cianfrance svela poco a poco la nascita, appunto, di questo amore, e come si è arrivati a quella che, apparentemente, anche dalla scena finale, sembrerebbe la fine, straziante ma reale, tangibile, quasi ineluttabile.
Fotografia ruvida, leggermente diversa tra l'azione "contemporanea" e quella dei flashback, colonna sonora prevalentemente dei Grizzly Bear, ma anche con alcune chicche impensabili (We Belong di Pat Benatar), e con lo stesso Ryan Gosling (Dean) che canta due suoi inediti (più una versione spettacolare di un traditional, You Always Hurt The One You Love), il film è recitato benissimo da entrambe i protagonisti, che spesso sono stati lasciati improvvisare dal regista, e prende per questo spesso alla gola. Sofferto.
Al momento non è prevista un'uscita italiana, ma se capita dategli una possibilità.
1 commento:
bella recensione!condivido,film molto interessante!:-)
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