No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110308

a parte i debiti, è un gioiellino


Il gioiellino - di Andrea Molaioli (2011)

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: ti ce n'è uno di ricchi stronzoli a giro...

Italia, provincia ricca e indefinita del centro-nord. Amanzio Rastelli è il figlio di un piccolo imprenditore (il padre aveva un salumificio), ma lui è diventato un grande imprenditore. La sua azienda agro-alimentare, la Leda, partendo dal latte, è arrivata a produrre anche succhi di frutta, merendine, dolciumi, ed è presente praticamente in tutto il mondo. Nonostante sia quasi a conduzione familiare, l'ambizione è ai massimi livelli. La dirigenza è proprietaria di una squadra di calcio di serie A, che è presente anche nelle coppe europee e lanciatissima, passa soldi alle banche, ai giornali, alle forze dell'ordine, trucca i bilanci, è ben ammanigliata con la politica. Nonostante Rastelli possa apparire come un padre/padrone, la mente di tutto è il direttore finanziario Ernesto Botta, un ragioniere vecchio stampo, uomo duro e arido, ma lavoratore instancabile quando si tratta di inventarsi un modo per non avere problemi, che sente l'azienda come sua. Fin dal 1992, l'azienda ha gravissimi problemi di liquidità. Botta, ogni volta che c'è un problema, trova una soluzione. E così alimenta le ambizioni di Rastelli, che a forza di grandi imprese, si ritrova in una spirale che pare non avere fine.


Se la trama sembra dirvi qualcosa, siete sulla strada giusta. Il nuovo film di Molaioli è volutamente ispirato al crack Parmalat (se non vi ricordate bene, cliccate sul link per rinfrescarvi la memoria grazie a Wikipedia), cambiando solo i nomi, oppure in alcuni casi solo non facendoli.

Il film, quindi, ha una funzione socio-etico-civil-educativa, e per questo merita mezzo punto in più, al valor civile, appunto. La fotografia è accettabile, anche se poco migliore di una fotografia meramente televisiva, la regia è puntigliosa e, qua e là, osa qualcosa (diciamo negli interludi e nelle parentesi: l'inizio, ripreso verso la fine - i gioielli nascosti sotto terra -, un paio di dolly a salire per chiudere le scene, il ralenti della cassiera della pasticceria), ma rimane probabilmente troppo ancorata alla storia, che raccontando di continui affanni finanziari, truffe reiterate, tentativi di rimettere in sesto la situazione, anche immergendosi in accenni di nozioni di economia, rende il film molto accurato ma poco "cinematografico". Un esempio per spiegare meglio: accostandolo a Il divo, di Sorrentino, a mio parere lì il regista, pur raccontando una storia vera, si prende molte libertà cinematografiche, osa, e alla fine, vince. In questo caso, invece, pur riconoscendo le capacità e le potenzialità di Molaioli, il tutto sembra rimanere un po' al palo, nonostante, come detto, si debba riconoscere la valenza e l'importanza di aver voluto raccontare uno spaccato esplicativo della provincialità, anche a livello economico, del nostro Paese.

Due parole sul cast. Molto francamente, nonostante la stima e l'ennesima prestazione importante di Toni Servillo (Ernesto Botta), ho pensato che per lui, almeno al cinema, sia venuto il momento di uscire un po' da queste tipologie di personaggi, cupi, negativi, schivi. Parere e pensiero personale. Remo Girone (Amanzio Rastelli) è forse troppo umano per il ruolo, ma magari era il volere del regista. Lino Guanciale (Magnaghi), che abbiamo cominciato ad apprezzare fin dagli esordi, è piuttosto bravo nel tratteggiare il personaggio che, anche se si vede meno, soffre di più, ma non so perché, mi aspettavo qualcosa in più. Alla fine, quella che mi ha stupito di più, in senso positivo, è stata Sarah Felberbaum (Laura Aliprandi, la nipote di Rastelli), che pensavo destinata ad una carriera fatta di film che generalmente non guardo neppure. Invece, qua è molto brava, oltre che decisamente bella, ad interpretare una giovane donna sensuale, intelligente, senza scrupoli e preoccupazioni, proprio come ci si aspetta da persone nate e vissute nell'ovatta del denaro.

Come detto, film da vedere per quello che racconta, ma che lascia un po' insoddisfatti dal punto di vista della realizzazione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

A me è piaciuto.
Anche se le donne fanno sempre la parte delle zoccole (il giorno prima avevo visto La vita Facile).
Miki

jumbolo ha detto...

si si non è che non mi sia piaciuto proprio...