20 sigarette - di Aureliano Amadei (2010)
Giudizio sintetico: da vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: fuma fuma...
Nel 2003, Aureliano Amadei fu l'unico civile sopravvissuto alla ormai tristemente famosa "strage di Nassirya", in Iraq. Il film ci racconta, in pratica dalla sua viva voce, anche se usa un attore per interpretare se stesso, come arrivò lì, ingaggiato da Stefano Rolla, regista e documentarista italiano poco conosciuto, ma esperto del settore, che nell'attentato morì, come assistente. Lui, Aureliano, frequentatore di Centri Sociali, pacifista, aspirante regista, con fidanzata brasiliana e scopamica romana, si ritrova catapultato nell'Iraq lontano dall'essere pacificato, fraternizza con i soldati italiani dopo neppure 5 minuti di resistenza "ideologica", perchè in fondo sono ragazzi come lui, più o meno, non riesce neppure a terminare il pacchetto di sigarette che si è portato da casa che rimane gravemente ferito, appunto, nello scoppio del camion-bomba.
Molti muoiono, Stefano compreso, molti militari, ma Aureliano sopravvive, grazie a civili iracheni che lo portano all'ospedale statunitense, ed affronta una lunga convalescenza anche dopo essere stato rimpatriato; convalescenza che riuscirà ad affrontare anche grazie a Claudia, la scopamica di cui sopra, convalescenza che lo farà cambiare, o crescere, giudicherete voi.
E' un buon debutto, questo di Amadei, che naturalmente essendo stato, appunto, aspirante regista, dopo essere diventato scrittore (Venti sigarette a Nassirya, edito da Einaudi, scritto insieme a Francesco Trento), traspone il libro su pellicola. E' quasi sorprendente che riesca a non essere esageratamente indulgente (diciamo che poteva risparmiarci senza dubbio le scene di letto, ma capiamo che la Crescentini va usata anche così) con se stesso, e a rimanere tutto sommato molto obiettivo. Fatta eccezione, come detto, per qualche vezzo probabilmente evitabile, il film risulta, soprattutto nella parte centrale, molto convincente, e ci aiuta nella riflessione sia sul fatto, sia sull'intera struttura delle cosiddette "missioni di pace". Prendendo in prestito l'accezione di "italiano" dallo Stanis di Boris, il film riesce a non risultare troppo italiano, pur dovendolo rimanere. Povero di mezzi, Amadei se la cava benissimo anche nelle fasi concitatissime dell'attentato, e dirige gli attori dignitosamente. Se la Crescentini ultimamente recita sempre un po' la stessa parte, convincono soprattutto Giorgio Colangeli (Stefano Rolla) e il protagonista Vinicio Marchioni, nei panni di Amadei, faccia da schiaffi simpatica, che molti già conoscono per aver interpretato Il Freddo nella versione televisiva di Romanzo Criminale.
Sono curioso di vedere cosa ci riserverà Amadei per il futuro, avendo esaurito l'urgenza della sua esperienza di vita. Nel frattempo, il film merita di essere visto.
3 commenti:
Ale trovo discordanza nel giudizio sintetico. Dici "da vedere" e poi ni dai 2,5?? Un 2,5 di solito è "si può vedere"!!
lo dico, o forse lo ripeto. il giudizio è frutto di una serie di considerazioni, ed il voto non è corrispondente al giudizio espresso a parole. nel caso specifico, il film a mio parere è da vedere per la sua valenza socio-politica, ma non è un capolavoro a livello di realizzazione, come esprimo nella recensione.
spero di essere stato chiaro.
ovviamente, ho tolto mezzo punto poco prima di rilasciare la recensione proprio per far si che qualcuno commentasse che c'era discordanza tra il voto e il giudizio espresso a parole.
alla fine, i tre "gradi" di giudizio, spero concorrano ad una valutazione che possa orientare lo spettatore, in qualche modo.
Insomma hai pensato a me prima di "chiudere" la recensione...grazie!!!!
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