Inception - di Christopher Nolan (2010)
Giudizio sintetico: da vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: da mar di testa
Futuro prossimo. Dom Cobb è uno dei migliori ladri di informazioni, operante nel campo dei sogni. Ebbene si, tramite una procedura ormai diffusa, esiste la possibilità di condividere i sogni e ricreare, tramite "architetti", ambienti di qualsiasi tipo. E visto che i sogni sono generati dalla mente, condividendo il pensiero si possono condividere anche i segreti, o, appunto, le informazioni.
Messo alla prova, insieme alla sua squadra, dal ricco e potente giapponese Saito, Cobb è davanti ad un bivio. Continuare a spostarsi, senza la possibilità di rivedere i suoi figli, visto che è sospettato di aver ucciso la moglie Mal, madre appunto dei due bambini, oppure accettare la proposta di lavoro che Saito gli offre: entrare nei sogni di Robert Fischer, figlio ed erede del potentissimo Maurice Fischer, ormai in fin di vita, concorrente di Saito, ed "innestargli" un pensiero. Quello di smembrare la potente società creata dal padre, non appena ne entrerà in possesso, e lasciare così campo libero a quella di Saito.
Impresa non facile, perché relativamente nuova (di solito si rubano idee, non si instillano), e visto che ancora è da dimostrare sia possibile. Vinto dai sensi di colpa, Cobb accetta, e si mette al lavoro per creare il miglior "gruppo di lavoro" possibile; dopo di che, grazie alla potenza economica di Saito, si creano le condizioni per far si che Fischer ed il gruppo si ritrovino nel solito ambiente, in modo da mettere in moto l'operazione. Che, naturalmente, non sarà semplice.
E finalmente ecco il blockbuster di Nolan voluto da lui, scritto e smussato nell'arco, pare, di una decina di anni; mezzi pressoché infiniti a disposizione, dopo aver sbancato i botteghini con Il cavaliere oscuro e Batman Begins, cast di prim'ordine ed effetti speciali a volontà.
Non vi aspettate però né un film indimenticabile come Memento, né un polpettone hollywoodiano tutto belle facce e adrenalina. Inception brilla per come riesce a coniugare action movie e visionarietà, trama complessa con abbondanza di spiegoni e una discreta fluidità, grandiosità nella messa in scena, effetti speciali usati anche a fini artistici, dialoghi brillanti, ritmo, un pizzico di "sospensione" nel finale per lasciare agli spettatori qualcosa di cui parlare, e pure una certa amarezza malinconica nella storia d'amore che, in fondo, tesse l'intera tela del film, in maniera neppure troppo nascosta. Certo, ha ragione da vendere Andrea D'Addio su Filmup, quando dice che probabilmente a Nolan manca l'epicità dei grandi registi, ma non escludiamo la possibilità che ci stia lavorando, magari per regalarci un capolavoro definitivo in futuro. Di certo non gli manca il coraggio, credo io, perché concepire un film con una trama incentrata su una sorta di invasore dei sogni altrui, con un budget altissimo, vuol dire prendersi un grande rischio.
Nolan maneggia il mezzo (telecamere ed effetti speciali) con grande naturalezza e non nasconde certo il fatto di voler stupire: ci sono in effetti alcune scene che vi rimarranno impresse a lungo (il training dell'architetto Ariadne in special modo). Il film soffre un'eccessiva lunghezza, alcuni tagli potevano senza dubbio renderlo meno prolisso, e soprattutto eliminare alcuni passaggi superflui.
Il cast lascia qualche dubbio. A parte lo spaesamento causato, come fa notare anche l'amico Vit, dal vedere DiCaprio (Cobb) che, immediatamente dopo Shutter Island, si muove ancora in una "zona onirica", e se ne può capire la scelta, da parte di Nolan, come protagonista, la prestazione è piuttosto standard. Avrei preferito Bale al suo posto, ma comprendo che sarebbe stato noioso l'impatto causato dal sapere che, ancora una volta, Nolan dirigeva Bale.
Marion Cotillard (Mal) è poco utilizzata (ma Nolan inserisce una sorta di citazione trasversale, facendo usare Non, Je Ne Regrette Rien di Edith Piaf come segnale importante di comunicazione tra la squadra dei "sognatori", Piaf per la cui interpretazione ne La vie en rose la Cotillard vinse l'Oscar), ma se la cava anche lei con una prova senza infamia e senza lode.
Meglio i gregari. Brava Ellen Page (Ariadne), senza esagerare, bravo Joseph Gordon-Levitt (Arthur), due attori giovani che si stanno costruendo carriere di tutto rispetto facendo i protagonisti in film meno di cassetta, ma più di culto, e i caratteristi con le produzioni costose. Le prove davvero convincenti però, vengono da due attori quasi agli antipodi: Tom Hardy (Eames) e Ken Watanabe (Saito). Il primo, inglese, molti film inediti da noi, sta pian piano arrivando alla celebrità, e si dimostra bravo anche con una parte minore, il secondo, giapponese, ha una carriera con una filmografia sterminata e lo abbiamo visto spesso in film ad alto budget statunitensi, ci dimostra ancora una volta come si recita, nonostante il doppiaggio italiano lo renda a tratti ridicolo, tentando di rendere in qualche maniera il forte accento giapponese (ovviamente) col quale parla l'inglese nell'originale.
Forse il primo vero filmone della stagione 2010/2011, che potrà lasciare interdetti ma che senza dubbio ci mostra un regista ancora giovane, quindi promettente, in grande forma anche come sceneggiatore.
7 commenti:
http://doyouwannaknowhowigotmyscars.files.wordpress.com/2010/08/inception-one.jpg
già!
bella recensione!:-)
d'accordo su tutto!
bene via, sono in ripresa :))
:-)) ho solo fatto un po' di polemica su "somewhere"...per il resto rimani sempre il mio critico/recensore preferito!
Sono d'accordo su Tom Hardy: e' davvero bravo, l'ho visto in UK in Wuthering Heights, faceva la parte di Heathcliff, e mi e' rimasto impresso (poi si e' anche fidanzato sul serio con Catherine!). Vabbe' poi e' anche niente male lui... ;-)
si. tra l'altro, so che ha fatto il protagonista in "bronson", inedito da noi ma che sono mesi che "mi aspetta" e devo decidermi a vedere
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