Phosphene Dream - The Black Angels (2010)
Fondamentalmente, non ce l'ho con questo tipo di band, che chiamerei di revival se non avessi timore che fosse preso come un epiteto dispregiativo. E' solo che quasi sempre, mi sembrano inutili. Però, capisco che possano piacere, e pure molto, sia a giovani che con certi tipi di musica non hanno mai avuto a che fare, sia ad anziani colti da nostalgia. A volte, rientro pure io in quest'ultima categoria: basta una scintilla. Non è questo il caso, ed è per questo motivo che non capisco un certo clamore mediatico (limitato, sia chiaro, alle riviste specializzate), ma non è che si può sempre capire tutto. Sarebbe noioso.
Terzo disco per i texani di Austin The Black Angels, band che quelli bravi accostano ai 13th Floor Elevators (con i quali condividono la città d'origine), e a me che ho esperienza più limitata ricordano spesso i Doors, naturalmente con molta meno enfasi vocale, e pure più "spensierati", se mi passate il termine. Il disco è un florilegio di reverberi, tremoli, flanger, e chi più ne ha più ne metta, tutto teso alla ricerca di una dimensione psichedelica che, però, trovo molto più vicina all'ossessività dei Tinariwen che ai Black Angels. Ma, intendiamoci, è un'impressione personalissima.
I pezzi non sono nemmeno brutti, e funzionano quasi tutti. Ci sono quelli un po' più ye-ye (Telephone, Sunday Afternoon), e altri che tendono alla dilatazione psichedelica, ma che tutt'al più ricordano i migliori Black Rebel Motorcycle Club o, appunto, i Doors (Haunting At 1300 McKinley, River Of Blood).
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